Super Bowl LIII: i grandi brand name in campo per visibilità e strategia

Il Super Bowl LIII non è solo il più importante evento sportivo americano, ma anche una vetrina strategica per i brand più noti al mondo. I grandi marchi investono cifre milionarie per pochi secondi di esposizione, consapevoli del ritorno in termini di visibilità, rafforzamento della brand identity e affermazione del proprio brand name.

Super Bowl e pubblicità: un investimento strategico di brand

Uno spot da 30 secondi durante il Super Bowl può costare fino a 5 milioni di dollari, senza includere le spese di produzione. Per molti brand, questo investimento è parte integrante della propria brand strategy, con l’obiettivo di consolidare il posizionamento, comunicare un nome creativo e costruire un’immagine forte e distintiva.

Naming e Super Bowl: quando il nome conta

Durante eventi di questa portata, il naming – inteso come scelta strategica del nome del brand – assume un ruolo centrale. Non si tratta solo di essere visti, ma di farsi ricordare. Ecco perché molti marchi fanno leva su nomi di brand forti, semplici, memorabili e coerenti con il loro target.

Anche il naming significato si rivela fondamentale: il nome trasmette valori, visione, tono di voce. In un contesto dove tutto è brandizzato (persino lo stadio: Mercedes-Benz Stadium), il naming diventa leva di riconoscibilità e differenziazione.

I numeri del Super Bowl: un'occasione unica

  • Oltre 100 milioni di spettatori solo negli Stati Uniti
  • 400 milioni di dollari generati in pubblicità
  • Giorno di massimo consumo alimentare dopo il Thanksgiving
  • Massimo engagement su social media e second screen

I brand protagonisti del Super Bowl LIII

I giganti americani e la valorizzazione della brand identity

Budweiser Brewer ha acquistato 5 minuti e 30 secondi per promuovere il proprio portafoglio: Budweiser, Bud Light, Stella Artois, Michelob Ultra e Bon & Viv Spiked Seltzer. Una mossa che rafforza sia la brand identity che la strategia di brand positioning.

Tra i protagonisti anche:

  • PepsiCo
  • Doritos
  • M&M’s
  • Pringles
  • Burger King
  • Colgate
  • Olay (Oil of Olaz)

Questi marchi puntano a massimizzare l'impatto emotivo, sfruttando lo storytelling e la familiarità del brand name per consolidare il rapporto con il consumatore.

Settore automotive: naming, immagine e posizionamento

Dopo una breve assenza, tornano protagonisti anche i colossi del settore auto:

  • Mercedes-Benz, che ha legato il proprio naming allo stadio e allo spot
  • Hyundai, Kia e Toyota, con spot dedicati ai SUV, categoria di tendenza nel mercato USA

In questo caso, la visibilità è anche una dichiarazione di proprietà intellettuale: ogni brand difende e promuove la sua unicità, lanciando messaggi coerenti con la propria brand strategy.

I brand europei: il nome creativo fa la differenza

Tra i brand non americani, spicca Stella Artois che ha investito su un'idea originale, coinvolgendo Sarah Jessica Parker e Jeff Bridges nei rispettivi ruoli iconici (Carrie Bradshaw e The Dude). Un esempio perfetto di nome creativo, storytelling e attivazione della brand identity attraverso celebrity endorsement.

I nuovi protagonisti: media e contenuti

Tra i debutti, spiccano:

  • Avengers, con uno spot epico e cinematografico
  • The Twilight Zone, nuovo franchise televisivo promosso da CBS

Il Super Bowl diventa così anche una vetrina per il lancio di nuovi nomi di brand, progetti cross-mediali e fenomeni culturali in grado di creare hype e attenzione immediata.

Super Bowl e digital engagement: #BrandBowl53

Twitter ha lanciato per il secondo anno l’iniziativa #BrandBowl53, pensata per misurare l’engagement dei brand durante la partita. Un modo per valutare l’efficacia non solo dello spot, ma dell’intera brand strategy multicanale.

Conclusione: visibilità globale, strategia mirata

Il Super Bowl rappresenta il punto più alto della comunicazione pubblicitaria, una combinazione tra creatività, investimento e strategia. Non si tratta solo di scegliere un media, ma di sfruttare l’evento come catalizzatore della propria brand identity, valorizzando ogni elemento: dal naming alla proprietà intellettuale, dal tono visivo alla voce del brand.

Perché poi il Super Bowl si chiama così, è quasi un mistero. Per saperne di più potete leggere qui.

Curiosi di leggere la nostra newsletter?

Un progetto, una necessità ?
Incontriamoci.