Avere il proprio nome di dominio in .com, un must have?

Creare un sito web per il proprio brand è ormai quasi un obbligo in un mondo sempre più connesso. Sinonimo di serietà e affidabilità, il dominio .com è la scelta preferita dalle aziende per il loro nome di dominio. Ma cosa fare se non è disponibile? Bisogna considerare questo elemento già nella fase di creazione del nome del brand? Come integrare la questione del nome di dominio nel processo di naming? Facciamo il punto della situazione.
Il .com: come un’abbreviazione è diventata la star dei nomi di dominio
Attualmente il dominio più diffuso, il ".com" era originariamente riservato alle entità commerciali, essendo un’abbreviazione di "commercial". Reso disponibile senza restrizioni a metà degli anni ’90, il ".com" si è rapidamente imposto come il dominio di riferimento per le aziende. In passato, le società internet di successo nei paesi anglosassoni erano identificate proprio con questo suffisso. Il fenomeno si è autoalimentato, rendendo il .com un segno distintivo di affidabilità, che rassicura i visitatori sul fatto che stanno navigando sul sito giusto. Ma è davvero indispensabile? Vale la pena rinunciare a un ottimo nome di brand solo perché non è disponibile in .com? E come verificare se un nome di dominio .com è libero?

Alternative locali molto valide
L'estensione .com rientra ancora nella giurisdizione del diritto statunitense (essendo stata inizialmente amministrata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti), ma aziende di tutto il mondo possono registrare domini con questa estensione senza dover avere una sede negli USA. Questo è sia un vantaggio che un limite: la popolarità globale del .com significa anche che è molto probabile che il nome desiderato sia già stato registrato.
Esistono alternative più specifiche e quindi più disponibili, come i nomi di dominio nazionali (.it, ecc.), le cui condizioni di registrazione si sono notevolmente semplificate nel tempo. Ad esempio, il dominio .it è accessibile alle aziende europee e ai residenti dell’Unione Europea, nonché a quelli dello Stato del Vaticano, della Repubblica di San Marino, della Confederazione Svizzera e del Regno Unito. Questa estensione trasmette la stessa serietà del .com per un’attività limitata all'Italia. D’altra parte, sarebbe inutile usare il .it se il vostro mercato è il Sud America... Tuttavia, questa logica non vale per tutti i domini nazionali.

Quali alternative se tutto sembra già preso?
Sempre più aziende scelgono il dominio .co, inizialmente riservato alla Colombia ma oggi con regole di registrazione molto flessibili. La somiglianza con il .com e il fenomeno di autoalimentazione hanno reso questa estensione molto popolare, tanto da essere ormai percepita come affidabile quasi quanto il .com. Diverse grandi aziende utilizzano il .co come alternativa valida. Tuttavia, per evitare confusione con i clienti, è consigliabile adottare questa opzione solo se il .com è già occupato da un'azienda che opera in un settore o in un’area geografica molto diversi.
Un’altra alternativa interessante è il .io, soprattutto nel settore tecnologico. L'acronimo "io" richiama infatti il concetto di Input/Output, riferendosi allo scambio di dati tra un processore e le sue periferiche. Originariamente destinato al Territorio britannico dell’Oceano Indiano, il dominio .io è oggi molto usato dalle aziende digitali. Sceglierlo conferisce un’immagine moderna al sito e alcuni brand lo integrano addirittura nel loro nome, come il famoso gioco Agar.io. Negli ultimi anni, il .io ha superato il .net in popolarità, che nel frattempo è diventato meno utilizzato.

Usare un nome di dominio più creativo?
Scelta rischiosa ma a volte vincente, alcune aziende optano per estensioni più originali, come .xyz. Tuttavia, questa scelta può ridurre la fiducia dei consumatori, specialmente se il sito prevede pagamenti con carta di credito. Questa estensione è stata resa popolare da Google quando ha creato la sua holding Alphabet, dimostrando che anche un gigante del web può permettersi questa creatività. Come il .com, il .xyz non è legato a un territorio specifico ed è facilmente riconoscibile nei paesi che usano l'alfabeto latino. Questa estensione è particolarmente indicata per brand con un target giovane, poiché richiama le generazioni X, Y e Z, cresciute con Internet.
Un'altra strategia consiste nell'aggirare l’indisponibilità del .com utilizzando un nome di dominio più descrittivo (ad esempio, Kalamary.agency, una nostra recente creazione) o un URL più lungo, come Jiliti, che ha scelto jiliti-group.com.

E il naming in tutto questo?
Il nome di dominio è solo l’ultimo passaggio del processo di naming. Dovremmo scegliere solo nomi disponibili in .com? O esistono abbastanza alternative creative per trovare un’ampia gamma di nomi di brand disponibili in .com? Allo stesso tempo, è giusto limitare la creatività sapendo che esistono altre estensioni serie e affidabili?
La risposta giusta è: dipende. Bisogna valutare caso per caso. Evitate di competere con un gigante che possiede già il .com, ma non ponetevi limiti se trovate il nome perfetto disponibile con un’altra estensione affidabile. Tuttavia, ricordate che il "colpo di fulmine" è raro nel naming: la creazione di un nome è un processo razionale che deve considerare aspetti linguistici, semantici, culturali, fonetici e legali.
Dal 1981, l’agenzia Nomen affianca aziende e organizzazioni, sia emergenti che consolidate, nel loro processo di creazione di brand.
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